Data: 31/08/2008 - Anno: 14 - Numero: 2 - Pagina: 45 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
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AUTORE: Vincenzo Squillacioti (Altri articoli dell'autore)
Come programmato per questa estate ormai alla fine, siamo riusciti a recuperare la fontana di campagna detta ’E Santu Nicolèhr1u u Vecchju, soprastante l’argine sud del Copìnu, ruscello che scorre nella valle sotto piazza S. Nicola in Badolato Superiore, poco prima di immettersi nel Vodà. Niente di artistico, in verità, o di particolare importanza storica. Si tratta di una delle sei “fontane” di campagna (le altre: Cafùni, Cramatìa, Funtanèhr1a, Granèli, Santu Sìdaru) che son servite a dissetare per secoli i Badolatesi prima della costruzione dell’acquedotto pubblico (anni Venti del 20° secolo), e anche dopo, in casi di emergenza. Da qui la motivazione principale del nostro interesse. Il 6 luglio 1997 abbiamo recuperato la fontana do Cafùni, nei pressi del Giardino (La Radice, n° 3 /1997, pag. 1): l’anno dopo, purtroppo è stata sepolta da una nuova frana, e non sono servite le nostre sollecitazioni verso chi di dovere perché si procedesse nuovamente al recupero. Questa di Santu Nicolèhr1u u Vecchju (perché u Vecchju?) l’abbiamo recuperata in due riprese: il 9 agosto u.s. l’approccio con l’intrigo da giungla di rovi e di piante di vario genere che la nascondevano anche al più attento improbabile passante per caso. Nostra guida e operatore di punta l’amico Franco Gallelli (via Siena) che, tagliando e arrampicandosi per una parete quasi verticale, ha raggiunto per primo la fontana. Poi Maurizio Franzoni, un Emiliano sposato ad una Badolatese, un amico sensibile ai problemi della cultura cui è toccato anche il ruolo di fotografo. Con noi amche Moussa, un giovine della Costa d’Avorio tornato per alcuni giorni a Badolato per rivedere gli amici. Infine il presidente de “La Radice” ed il sottoscritto. È stato per noi tutti un momento di notevole interesse antropologico, anche se di poca rilevanza estetica. Quasi emozionante, al pensiero delle migliaia e migliaia di badolatesi ormai scomparsi che si sono avvicendati ad attingere acqua, a lavare biancheria, a pulire a Carnevale budella di maiale per le salsicce e per le soppressate. Niente granito, questa volta, ma muratura in pietra e malta di calce delle nostre carcàre. Tre bocche (non mascheroni) da cui sgorga ancora l’acqua come da secoli e sino a circa cinquanta anni fa. Siamo tornati, come di fatto programmato, il 23 agosto. Con noi, con pala e piccone e scure e roncola e motosega per “ultimare” il lavoro, Pepè Menniti, badolatese emigrato in Francia e Peppino Caminiti, disponibile come pochi ed instancabile nel lavoro come non è facile neanche a vent’anni. A funtàna ’e Santu Nicolèhr1u u Vecchju è stata restituita alla luce. Ora, perché possa essere goduta da chiunque, e perché possa eventualmente costituire un sito del futuro Museo del Territorio, necessita altro intervento di sistemazione, che “La Radice” non è in grado di realizzare. Passiamo quindi il testimone all’Amministratore Comunale, con la speranza che si trovi la possibilità di intervenire a completamento e conservazione.
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